Raggiungere il rifugio Pier Fortunato Calvi a Sappada e il suo vicino Monte Oregone è uno fra i trekking più belli da fare in questa zona. Siamo esattamente in Friuli Venezia Giulia sulle Alpi Carniche definite anche Dolomiti Carniche, per la sua roccia calcarea dal colore bianco. E le viste che godrai con questa escursione, sono davvero incredibili.
Rifugio P.F. Calvi a Sappada, come arrivare
Per iniziare il trekking al rifugio Pier Fortunato Calvi, si raggiunge con l’auto Cima Sappada, e si segue il cartello verso il rifugio Sorgenti del Piave, parcheggiando al grande piazzale gratuito della Baita Rododendro.
Volendo si può anche salire fino al parcheggio delle sorgenti. Personalmente abbiamo preferito evitare arrivare fin lassù perché la strada è molto stretta, e se incontri altre auto non è facile passare entrambe e poi, fare qualche passo in più non fa mai male. Ne beneficiamo noi ma anche le nostre amate montagne.
L’altra alternativa possibile è prendere la navetta che ti porta direttamente al parcheggio delle Sorgenti del Piave. Il servizio è gratuito, ma lo devi prenotare anticipatamente entro le ore 16.00 del giorno precedente della richiesta, presso Sappada Infopoint Promoturismo FVG.
Solitamente il servizio è attivo da fine giugno a metà settembre. Nel sito online trovi eventuali altre informazioni utili.
Rifugio P.F. Calvi e Monte Oregone: dettaglio percorso
Una volta parcheggiata l’auto, attiviamo il nostro orologio, e cominciamo a salire lungo la strada asfaltata fino al parcheggio delle sorgenti.
Ti consigliamo di partire presto per camminare in solitaria senza il via vai delle auto, che purtroppo in piena estate è molto assiduo. Secondo noi infatti, dovrebbero bloccare la strada e attivare solo il servizio navetta, eventualmente anche a pagamento.
Una volta al parcheggio, proseguiamo alla nostra destra seguendo il sentiero n. 132 che porta al rifugio Pier Fortunato Calvi.
Si tratta di un’ampia forestale che però sale sempre più decisa, ma allo stesso tempo si aprono innumerevoli scorci panoramici tutt’attorno. In primis la Val Sesis, fino alla Val Visdende e ovviamente il maestoso Monte Peralba che ci accompagnerà per tutto il trekking. Scorci che diminuiscono la fatica della salita.
All’incirca a metà percorso, potrai accorciare il sentiero, abbandonando la larga forestale, per proseguire lungo il sentiero delle marmotte, che si fa sicuramente più insidioso.
Te lo consigliamo solo se hai un buon piede fermo in montagna, in quanto ripido, irregolare e roccioso. Sconsigliato in caso di pioggia. Con questo tratto si accorcia il percorso e in mezzora arriviamo infatti al rifugio Pier Fortunato Calvi a 2.167 metri di altitudine.
Il rifugio gode di una vista panoramica incredibile. Abbracciato dal Monte Chiadenis e il Monte Peralba, con vista sulla meravigliosa conca dove sorge il fiume Piave.
A destra del rifugio sono visibili anche dei fortini della Prima Guerra Mondiale, che si è combattuta su queste montagne.
Dopo esserci riempiti gli occhi di meraviglia e pieni di emozioni, proseguiamo. Perché la meta finale non è appunto il rifugio.
Dal rifugio P.F. Cavi alla cima del Monte Peralba
Risaliamo per il sentiero n. 132 arrivando fino al Passo Sesis. Il sentiero è misto ghiaione, ti consigliamo di non uscire dalla traccia per andare su più agevolmente.
Una volta in vetta, saliamo sulla nostra destra per ammirare il panorama che si apre. Solo con questa vista potremmo già fermarci per la bellezza che abbiamo di fronte. Da qui infatti si gode di un meraviglioso scenario sul Monte Oregone e le montagne austriache.
Qualche scatto fotografico, altre emozioni che raggiungono il cuore e decidiamo di proseguire. Ci troviamo di fronte ad un bivio, a sinistra il sentiero che sale per il Monte Peralba e a destra invece verso il Monte Oregone.
Continuiamo quindi verso la nostra idea iniziale, ovvero quella di salire in cima al Monte Peralba. Monte diventato famoso anche per l’ascesa di Giovanni Paolo II che nel 1988, arrivò fino in cima. Seguiamo quindi la via definita normale, sentiero CAI 131, per raggiungere la vetta.
Dopo un brevissimo sentiero abbastanza stretto, saliamo ripidamente il crinale roccioso del Monte Peralba, che si innalza sempre più verso l’alto.
Qui bisogna aiutarsi con le mani, e i tratti sono parecchio esposti. Saliamo per una decina di minuti, ma capiamo che è troppo difficoltoso per noi, visto che indicano un’ora per salire e poi devi pur sempre pensare alla discesa. Discesa che solitamente non amiamo in sentieri più semplici, figurati in questi tratti così esposti.
Proseguire non è facile e lo consigliamo solo ad escursionisti esperti e che non soffrono di vertigini perché è molto esposto. E rischiare non ne vale la pena.
Ammiriamo comunque il panorama, e soddisfatti rientriamo per lo stesso tratto.
Salita al Monte Oregone
Decidiamo però di dirigerci fino al Monte Oregone per mangiare il nostro panino. E ammettiamo che non c’è stata idea più azzeccata di questa splendida giornata. In totale solitaria, ci siamo goduti il miglior pranzo con vista che potevamo desiderare, e raggiungibile facilmente in venti minuti dal Passo Sesis.
Una pace assoluta, indefinibile, con vista sui monti austriaci e sulla bellezza contemporaneamente del Monte Peralba. Quarta vetta più alta tra l’altro della Alpi Carniche.
Da qui rientriamo per lo stesso percorso, evitiamo il sentiero delle marmotte in quanto è più agevole rimanere sulla forestale, durante la discesa. E dopo una sosta meritata alla Baita Rododendro rientriamo al parcheggio.
Dettagli tecnici
- Dislivello: 1.280
- Lunghezza percorso (A/R) : 16,00 km (puoi accorciare il percorso di 8 km se lasci l’auto al parcheggio delle Sorgenti del Piave)
- Tempo di percorrenza: 4.30 ore
Ci dispiace certo non aver raggiunto la cima del Monte Peralba, ma questo trekking in ogni caso, è di una bellezza infinita. Complice sicuramente anche la bella giornata, è stato davvero un turbinio di emozioni.
Se sei in vacanza a Sappada, anche la sola salita al rifugio Pier Fortunato Calvi, non puoi proprio perdertela. Poi certo, una volta che sei lì, se non hai esaurito le tue energie, prosegui per il percorso sopra dettagliato, e non ne rimarrai deluso.
Ti consigliamo, inoltre, se non ci sei mai stato, di allungare fino alle Sorgenti del Piave, che sono appunto vicino all’imbocco del sentiero per il rifugio Pier Fortunato Calvi. Noi ormai ne conosciamo ogni dettaglio, e le abbiamo viste ad ogni stagione.
In questo articolo il dettaglio del trekking per le sorgenti del Piave.
Infine, oltre allo splendido rifugio Pier Fortunato Calvi scopri anche: “cosa fare a Sappada tra borghi e natura”.